Di Alessia Ciancaleoni Bartoli – Fonte: OsservatorioMalattieRare
Studio rivela la prescrizione troppo ‘facile’ dei farmaci
Da un recente studio condotto dai pediatri del Cohen Children’s Medical Center di New York è emerso che il 90% dei medici pediatrici non aderisce alle linee guida indicate dall’American Academy of Pediatrics (AAP) e dall’American Academy of Child & Adolescent Psychiatry (AACAP) riguardo al trattamento della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder).
Dato che tale disturbo viene sempre più spesso diagnosticato anche in bambini in età prescolastica, la AACAP raccomanda che il trattamento di prima linea si basi esclusivamente sulla terapia comportamentale e che l’impiego di farmaci venga disposto solo nei casi in cui questa risulti essere inefficace. Al contrario, più del 20% dei pediatri ricorre alla farmacoterapia fin dall’inizio della cura dell’ADHD, associandola o meno alla terapia comportamentale.
Inoltre, sebbene la AAP consigli, nel caso in cui sia indicata la terapia farmacologica, l’utilizzo del metilfenidato (un principio attivo, similare all’anfetamina, utilizzato in molti psicofarmaci per l’infanzia), più di un terzo degli specialisti afferma di prescrivere spesso altri tipi di medicinale, anche nella cura di pazienti in età prescolastica (il 19,4% dei pediatri ricorre alle anfetamine, mentre il 18,9% a medicinali non stimolanti).
I risultati dello studio sembrano evidenziare una certa tendenza, da parte dei medici pediatrici, alla sovramedicazione dei pazienti, spesso giovanissimi, che soffrono della cosiddetta sindrome da deficit di attenzione e iperattività, tendenza che già da tempo suscita non poche preoccupazioni sia nell’ambiente professionale che nell’opinione pubblica generale, anche perché riscontrata nell’ambito di un disturbo il cui effettivo “carattere di patologia” è tuttora oggetto di controversie.