Antidepressivi, farmaci inutili?
Secondo uno studio pubblicato su Plos Medicine sembra che nella maggior parte dei casi le persone trattate con antidepressivi non beneficiano di effetti positivi degni di nota. I ricercatori di varie universita’ degli Stati Uniti e del Canada hanno infatti condotto una metanalisi sui principali studi clinici relativi ad alcuni farmaci antidepressivi approvati per la commercializzazione negli USA da Food and Drug Administration l’autorita’ regolatoria che vigila sui farmaci in commercio in America l’equivalente dell’European Medicines Agency (EMEA) in Europa o dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in Italia – da cui emerge che l’efficacia di questi medicinali non risponde agli standard previsti dalla comunita’ scientifica. Gli autori dello studio, guidati da Irving Kirsch dell’Universita’ di Hull (UK) che dichiara di aver ricevuto compensi per consulenze tecniche da Bristo Myers-Squibbe da Pfizer, ha preso in esame 35 studi clinici (5 relativi a fluoxetina, 6 a venlafaxian, 8 a nefazodone e 16 a paroxetina) che hanno coinvolto in totale 5.133 pazienti, di cui 3.292 hanno ricevuto uno di questi medicinali e 1.841 il placebo. Risultato: pare che non esista una correlazione tra l’attenuazione dei sintomi e la somministrazione del farmaco tale da soddisfare i criteri del National Institute of Clinical Excellence (NICE) ovvero livelli di efficacia che giustifichino la somministrazione del farmaco rispetto al placebo.
Non solo. Pare che si sia evidenziata solo una piccolissima differenza, giudicata clinicamente non rilevante, tra l’assunzione del farmaco e del placebo persino nei pazienti con un livello di depressione molto grave. Gli autori dello studio concludono che gli antidepressivi di nuova generazione non dovrebbero essere assunti, almeno non da quanti soffrono di depressione di livello da basso a moderato per una semplice ragione: rischi superano i benefici (…).
“Tutto ciò non fa che confermare ha dichiarato Luca Poma, del Comitato di farmacovigilanza pediatrica “Giù le Mani dai Bambini” (www.giulemanidaibambini.org) – le nostre riserve circa l’utilizzo di queste potenti molecole sui bambini. Anche i bambini italiani di otto anni si somministra Prozac: i benefici sono appunto discutibili se non inesistenti, ciò che invece sono assolutamente certi, in quanto dichiarati anche dal produttore, sono gli effetti collaterali. Dinnanzi a queste prove scientifiche, è ora di stabilire un chiaro principio di responsabilità civile e penale a carico di quei medici che si ostinano a prescrivere con disinvoltura psicofarmaci ai bambini
14/05/2008 – Fonte: Kirsch I et al. Initial severity and antidepressant benefits: A metaanalysis of data submitted to the Food and Drug Administration. PLoS Med 2008; 5(2): e45.
La dichiarazione di Luca Poma è a cura della redazione del Comitato “Giù le Mani dai Bambini”