di Ilaria Lonigro – da D. La Repubblica delle Donne
Una nota dell’Agenzia del Farmaco riaccende la polemica sugli psicofarmaci dati ai bambini iperattivi per rendere più accettabile socialmente il disturbo. Ne parliamo con Luca Poma portavoce di Giù le mani dai bambini
Si riaccende la discussione sugli psicofarmaci che curerebbero i bambini dall’iperattivismo. A soffiare sul fuoco della polemica -internazionale e pluridecennale- arriva una nota importante dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che, lo scorso dicembre, ha indicato nuovi e più stringenti parametri per la somministrazione dello Strattera, nome commerciale dell’Atomoxetina. Il farmaco della Eli Lilly, usato anche in Italia per la cura dei bambini affetti da Adhd (disturbo da deficit d’attenzione e iperattività), presenta gravi rischi per l’equilibrio cardiaco. Che vanno ad aggiungersi a quelli di ideazioni di suicidio.
Mentre il tema viene trattato nel film “La sindrome dei monelli” di Alberto Coletta, tra le migliori pellicole del 2011 secondo il Piemonte Movie Glocal Network, recentissime ricerche, come quella di Freitag, Hänig e Schneider pubblicata a gennaio sul Journal of Neural Transmission, svelano che l’Adhd è fortemente condizionato da fattori psicosociali. Un passo in avanti per i detrattori della terapia farmacologica, che da anni sostengono che il disturbo non sia solo di origine biologica -posizione promossa dalle case farmaceutiche- e che quindi non possa essere risolto semplicemente con la medicalizzazione. Non è un caso, invece, che il sito dello Strattera segnali dei link per saperne di più sull’Adhd e che questi indichino come causa della sindrome qualcosa di “ereditario”, senza fare riferimento ad ambiente e abitudini. Il problema è che le cause dell’iperattivismo e del deficit di attenzione non sono certe, le cure ancora meno: gli psicofarmaci, infatti, come ha ammesso l’Istituto Superiore di Sanità, perdono di efficacia sul lungo termine. Dello strano caso di Leon Eisenberg, “inventore” della sindrome (lui per primo, alla fine degli anni ’60, classificò come malattia l’irrequietezza dei bambini), ha parlato persino l’Harvard magazine. Eisenberg si pentì della facilità di diagnosi e di prescrizione di psicofarmaci a milioni di bambini negli Stati Uniti e, in punto di morte, confessò al giornalista Joerg Blech che l’Adhd era un esempio di malattia inventata.
In Italia dal 2004 c’è un’organizzazione che combatte per limitare al massimo l’uso di molecole psicoattive pericolose per bambini e ragazzi. Si chiama Giù le Mani dai Bambini, insignita nel 2007 della Medaglia D’Argento dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Luca Poma, il portavoce, parla a D.it di alcuni aspetti di questo controverso argomento.
Cosa pensi del Nicetile, che secondo uno studio condotto dall’università Cattolica, è «un ottimo aiuto per i bimbi iperattivi» e non avrebbe effetti collaterali?
Quella ricerca conferma che l’Adhd non è una malattia a sé stante, ma un sintomo attribuibile alle cause più diverse. Il problema è innanzitutto culturale: anche l’Alga Klamath è un potente stabilizzatore neuronale, e per giunta naturale. Ma dobbiamo decidere se limitarci a trovare palliativi che rendono il bambino socialmente più accettabile, a prezzo di effetti avversi più o meno marcati, oppure di impegnarci a scoprire la vera causa remota e profonda del disagio del piccolo.
Molti esperti, elencati sul vostro sito, sostengono che farmaci come Strattera e Ritalin non curino niente. Pensi che sia un errore credere che siano necessari, nei casi più gravi, a preparare il terreno a una terapia «multimodale»?
Il medico può prescriverli come strumenti di contenimento di un disagio altrimenti ingestibile. Resta il fatto che non sono una terapia, che non curano nulla, che dopo i 24 mesi di somministrazione secondo la Food and Drug Administration USA perdano ogni efficacia, che espongono ad effetti collaterali potenzialmente distruttivi. Uno studio inglese pubblicato sul Biological Psichiatry ha dimostrato che strategie pedagogiche di incentivi e premi funzionano quanto i farmaci.
Dall’ippoterapia alla psicoanalisi: terapie alternative al farmaco possono costare anche più di 10.000 euro all’anno. Ritieni che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione maggiori risorse per le famiglie?
Certamente, è una battaglia che facciamo da sempre, ma anche senza andare troppo lontano la stessa psicoterapia è inclusa nel LEA (i Livelli Minimi di Assistenza, che garantiscono la rimborsabilità delle prestazioni sanitarie) solo in 4 regione d’Italia, il che equivale a dire “se non volete lo psicofarmaco dovete pagarvi le terapie alternative”, e questo è semplicemente una violazione anticostituzionale del diritto all’assistenza sanitaria dei cittadini.