Fonte: Quotidianosanità.it
L’associazione si scaglia contro l’iniziativa lanciata alcuni giorni fa in occasione del congresso della Società italiana di psichiatria. “Ecco una nuova operazione di marketing: non hanno guadagnato con i bambini, ora tentano con gli adulti. Non stupisce che chi ha lanciato questa iniziativa sia da anni in rapporto finanziario con i produttori di psicofarmaci che questa sindrome dovrebbero curare”.
“L’Italia – sottolinea una nota dell’associazione – è il 5° mercato farmaceutico al mondo, ma nonostante imponenti e aggressive campagne internazionali di marketing, i grandi dei settore non hanno mai sfondato nel nostro paese con gli psicofarmaci per bambini distratti e troppo agitati”.
“Per tentare di affermare questa presunta sindrome – aggiunge la nota – non sono bastati convegni pagati dalle aziende, società di pubbliche relazioni, campagne di comunicazione tramite uffici stampa, e ricerche inutili per identificare il “gene dell’ADHD” (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione), mai trovato”
“Più probabilmente – prosegue Poma – un’enorme bacino di business per chi produce psicofarmaci che dovrebbero curare questa presunta patologia”
“Non siamo nuovi ad annunci sensazionalistici di questo genere – commenta Poma – è una strategia di comunicazione basata sulla paura: ogni qual volta si vuole ampliare la base di vendita di un farmaco si fa appello al timore di gravi danni derivanti dalla mancata diagnosi, per spingere i cittadini a recarsi dal medico o comunque ad accettare passivamente un ‘etichetta diagnostica’ che – 99 su 100 – ha come risultato la compilazione di una ricetta per l’acquisto di uno psicofarmaco“
“I promotori di questa task force dovrebbero saperne qualcosa, d’altra parte – prosegue Poma – Emilio Sacchetti e Antonio Vita, che lavorano a strettissimo contatto, conoscono bene il mondo delle multinazionali farmaceutiche, e non stupisce che nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa a margine dell’evento arrivino addirittura a consigliarne uno preciso, l’atomoxetina, ovvero lo Strattera prodotto dalla Eli Lilly: negli anni, il Professor Sacchetti ha ricevuto finanziamenti per la ricerca, per congressi e per docenze sponsorizzate da Abbott Laboratories, AstraZeneca Pharmaceuticals, Bristol-Myers Squibb, GSK, InnovaFarma, Pfizer, Janssen Pharmaceutica, Wyeth, e – ovviamente – Eli Lilly”
“Certamente vi sono difficoltà di comportamento che vanno prese in carico, ci mancherebbe – aggiunge Poma – ma l’iperattività come anche la disattenzione sono sintomi aspecifici presenti in oltre 300 patologie mediche: di qui a confezionare ad arte una ‘malattia’ come si cerca di fare da decenni ne corre. La polemica sulla mania ‘classificatoria’ dei disagi mentali tipica degli USA d’altra parte non è nuova, ma noi arriviamo sempre in ritardo: mentre in America discutono da tempo di disease mongering, l’invenzione a tavolino di malattie per vendere più farmaci, qui da noi questi ‘esperti’ lanciano l’allarme per una nuova presunta ‘epidemia’ nazionale”.
“Entrambi questi medici – prosegue ancora Poma – sostengono che questo tipo di diagnosi possono essere effettuata in maniera agevole, il che non è assolutamente vero, vista la quantità di polemiche in tutto il mondo su questa moda diagnostica e sull’approssimazione delle diagnosi, ed entrambi sponsorizzano le opzioni terapeutiche a disposizione, che prevedono quasi sempre l’uso di psicofarmaci, arrivando addirittura a qualificare la mancata diagnosi di questi problemi di comportamento come‘negligenza medica’, quasi a paventare scenari minacciosi per chi tra i loro colleghi non voglia aderire alla prassi delle ‘diagnosi facili’. Gianburrasca adulti, attenzione – conclude Poma – siete a rischio, si, ma a causa dell’ “iperattività” di certi specialisti malati di ‘bulimia diagnostica’”.