2004 Jureidini-Jon et Al.
Qui si valuta l’efficacia e la sicurezza degli antidepressivi nei bambini ed adolescenti.
Autori: Jon N Jureidini, head1, Christopher J Doecke, associate professor of pharmacy practice2, Peter R Mansfield, research fellow3, Michelle M Haby, senior epidemiologist5, David B Menkes, professor of psychological medicine6, Anne L Tonkin, associate professor4
Università/laboratorio: 1Department of Psychological Medicine, Women’s and Children’s Hospital, North Adelaide, 5006 SA, Australia, 2 Quality Use of Medicines and Pharmacy Research Centre, University of South Australia, Adelaide, 5000 SA, 3 Department of General Practice, University of Adelaide, Adelaide, 5005 SA, 4 Department of Clinical and Experimental Pharmacology, University of Adelaide, 5 Health Surveillance and Evaluation Section, Public Health, Department of Human Services, Melbourne, 3000 Vic, Australia, 6 University of Wales Academic Unit, Wrexham LL13 7YP
Correspondence to: J N Jureidini jureidinij@wch.sa.gov.au
Abstract: Gli antidepressivi introdotti dal 1990, particolarmente gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e venlafaxina, sono stati usati sempre più nel trattamento della depressione nei bambini. La sicurezza degli antidepressivi prescritti ai bambini (adolescenti compresi) è stata oggetto di maggiore preoccupazione nella comunità e nella professione medica, arrivando alle raccomandazioni contro il loro uso da parte del governo e dall’industria. In questo articolo, rivediamo la letteratura pubblicata sull’efficacia e sulla sicurezza degli ultimi antidepressivi usati per i bambini.
METODI Avendo criticato il modo in cui Keller ed altri hanno interpretato i risultati del loro studio, abbiamo cercato di controllare la qualità dei metodi e i rapporti di altre prove cliniche pubblicate sugli ultimi antidepressivi per bambini. Su sette prove controllate ripartite con scelta casuale pubblicate sui nuovi antidepressivi per bambini depressi pubblicate su giornali con reference , sei hanno usato un controllo placebo. Abbiamo analizzato i metodi usati per ogni studio e quali conclusioni erano supportate dai dati. Il settimo studio, che paragonava un nuovo antidepressivo con un antidepressivo triciclico senza trovare alcuna differenza significativa, non è stato incluso nell’analisi ma compare nella tabella su bmj.com.
Le prove cliniche hanno riscontrato costantemente grandi miglioramenti nei gruppi placebo, con benefici supplementari statisticamente significativi per il farmaco attivo soltanto su alcune misure. Questi risultati rendono maggiormente improbabile un beneficio verso i nuovi antidepressivi, ma comunque un piccolo beneficio rimane possibile. Le prove cliniche controllate ripartite con scelta casuale sottovalutano solitamente gli effetti avversi gravi. Il fatto che gli effetti avversi seri con i nuovi antidepressivi sono abbastanza comuni da essere rilevati nelle prove controllate ripartite con scelta casuale suscita inquietudini serie circa il loro potenziale dannosità. La grandezza del beneficio è insufficiente a giustificare il rischio di questi danni, pertanto raccomandare questi farmaci come un’opzione di trattamento, e tanto meno come prima linea di trattamento, sarebbe inadeguato. Siamo preoccupati che i rapporti influenzati e le raccomandazioni troppo facili nelle linee guida di riferimento per il trattamento possono fuorviare i medici, i pazienti e le famiglie. Molti sottovaluteranno i trattamenti non farmacologici che sono probabilmente sia più sicuri che efficaci. Rapporti clinici accurati sono un fondamento della buona cura medica. È vitale che gli autori, i critici ed i redattori si accertino che le interpretazioni pubblicate dei dati siano più ragionevoli ed equilibrate di quanto sia nella letteratura dominata dall’industria sugli antideprimente dell’infanzia. Ciò è particolarmente vero alla luce dell’aumentato ricorso agli estratti in linea da parte dei medici che mancano del tempo o delle abilità per l’analisi dettagliata delle complete relazioni cliniche.
Pubblicazione: BMJ 2004;328:879-883
Tratto da: http://bmj.bmjjournals.com/cgi/content/full/bmj;328/7444/879