Che la filosofia del consumismo sfrenato abbia come conseguenza anche l’uso smodato di farmaci è cosa risaputa. Desta però preoccupazione il fatto che bambini e adolescenti siano le prime vittime di questa tendenza.
Lo mette in luce la giornalista esperta di consumi Rita Dalla Rosa nel suo libro “La fabbrica delle malattie – Bambini e psicofarmaci”. La triste realtà che emerge è che sono oltre 57mila i bambini italiani a essere in cura con psicofarmaci. In particolare, quasi 25mila con antidepressivi e oltre 7mila con antipsicotici. Non meno preoccupante il fatto che il 18,6% degli studenti delle scuole superiori abbia dichiarato di usare tranquillanti, mentre il 14,7% per cento assuma regolarmente antidepressivi.
La nostra società sempre più competitiva, il bisogno di realizzarsi e quello di apparire spinti alle estreme conseguenze, il progresso tecnologico corre così tanto da farci sentire come se avessimo sempre poco tempo, sempre in bilico tra la paura di restare indietro e quella di non riuscire ad andare avanti: terreno fertile per il ricorso a tranquillanti e antidepressivi. Una strada facile, certo. Complici medici compiacenti, genitori inconsapevoli che non hanno più tempo di dialogare con i figli adolescenti.
Tutto questo meccanismo perverso alimenta il business miliardario delle case farmaceutiche che, un po’ come ogni produttore di beni di consumo, hanno come fine ultimo quello di generare bisogni e portare alle stelle i numeri delle vendite. Solo che, in questo caso, il gioco al rialzo avviene a spese della salute dei nostri figli.
Anche se assunti per un periodo di tempo limitato, questi farmaci possono avere effetti collaterali gravi e irreversibili. Anche perché, in molti casi, si tratta di farmaci non necessari e non ancora testati sui giovani. Tra i più comuni effetti collaterali, almeno quelli fino ad ora riconosciuti, troviamo peggioramento della depressione, dipendenze, alterazione dell’appetito e del ritmo sonno-veglia, ansia e inquietudine.
Già nel 2005 la Food and Drug Administration aveva messo in guardia i consumatori statunitensi sul rischio di tentativi di suicidio tra i bambini e gli adolescenti che assumono tali medicinali. Nel 2007 la FDA ha proposto ai produttori di antidepressivi di estendere l’avvertimento anche ai giovani fino ai 24 anni. Negli anni diversi gruppi di ricercatori indipendenti, anche italiani, hanno condotto studi che hanno portato alla luce rischi simili, tra cui tendenza al suicidio e ad atteggiamenti violenti.
La consapevolezza è, ancora una volta, la difesa migliore, in quanto dà ai consumatori la possibilità di scegliere con cognizione di causa.
Che la filosofia del consumismo sfrenato abbia come conseguenza anche l’uso smodato di farmaci è cosa risaputa. Desta però preoccupazione il fatto che bambini e adolescenti siano le prime vittime di questa tendenza.
Di Eleonora Alice Fornara – Fonte: inlibertà.it
Lo mette in luce la giornalista esperta di consumi Rita Dalla Rosa nel suo libro “La fabbrica delle malattie – Bambini e psicofarmaci”. La triste realtà che emerge è che sono oltre 57mila i bambini italiani a essere in cura con psicofarmaci. In particolare, quasi 25mila con antidepressivi e oltre 7mila con antipsicotici. Non meno preoccupante il fatto che il 18,6% degli studenti delle scuole superiori abbia dichiarato di usare tranquillanti, mentre il 14,7% per cento assuma regolarmente antidepressivi.
La nostra società sempre più competitiva, il bisogno di realizzarsi e quello di apparire spinti alle estreme conseguenze, il progresso tecnologico corre così tanto da farci sentire come se avessimo sempre poco tempo, sempre in bilico tra la paura di restare indietro e quella di non riuscire ad andare avanti: terreno fertile per il ricorso a tranquillanti e antidepressivi. Una strada facile, certo. Complici medici compiacenti, genitori inconsapevoli che non hanno più tempo di dialogare con i figli adolescenti.
Tutto questo meccanismo perverso alimenta il business miliardario delle case farmaceutiche che, un po’ come ogni produttore di beni di consumo, hanno come fine ultimo quello di generare bisogni e portare alle stelle i numeri delle vendite. Solo che, in questo caso, il gioco al rialzo avviene a spese della salute dei nostri figli.
Anche se assunti per un periodo di tempo limitato, questi farmaci possono avere effetti collaterali gravi e irreversibili. Anche perché, in molti casi, si tratta di farmaci non necessari e non ancora testati sui giovani. Tra i più comuni effetti collaterali, almeno quelli fino ad ora riconosciuti, troviamo peggioramento della depressione, dipendenze, alterazione dell’appetito e del ritmo sonno-veglia, ansia e inquietudine.
Già nel 2005 la Food and Drug Administration aveva messo in guardia i consumatori statunitensi sul rischio di tentativi di suicidio tra i bambini e gli adolescenti che assumono tali medicinali. Nel 2007 la FDA ha proposto ai produttori di antidepressivi di estendere l’avvertimento anche ai giovani fino ai 24 anni. Negli anni diversi gruppi di ricercatori indipendenti, anche italiani, hanno condotto studi che hanno portato alla luce rischi simili, tra cui tendenza al suicidio e ad atteggiamenti violenti.
La consapevolezza è, ancora una volta, la difesa migliore, in quanto dà ai consumatori la possibilità di scegliere con cognizione di causa.