Dopo che la teoria psicologica ambientalista (tutto è sempre colpa della mamma) è, dagli anni ’50 in poi, progressivamente tramontata, oggi la maggior parte degli studiosi propende verso la teoria interazionista in cui non c’è predominio della natura o della cultura, ma queste sono strettamente interconnesse dal concepimento alla fine della vita. Ciononostante i criteri DSM-IV dell’ADHD descrivono comportamenti intrinseci al bambino e difficoltà familiari o scolastiche proprie del bambino. Qualità dell’ambiente e interazioni tra questo e il bambino non vengono prese in considerazione. Il pregiudizio che il problema viene interamente dal cervello difettoso del bambino ha scotomizzato la valutazione delle cure educative ricevute dal bambino. Questo pregiudizio ha impedito ogni progresso nella comprensione dei significati del comportamento del bambino e nella identificazione di vie alternative per aiutare quel bambino in quel particolare contesto.
Ora il corpo di ricerca sul temperamento degli ultimi trent’anni dimostra che l’evoluzione clinica è condizionata non solo dalle predispozioni temperamentali innate del bambino, ma anche da come queste interagiscono col contesto di vita. L’evoluzione dei bambini con temperamento “difficile” dipende da come i genitori e gli altri adulti significativi per il bambino forniscono risposte contenitive o conflittuali e avversative al bambino (33-34). Un gruppo di bambini portoricani di New York erano considerati normali e adeguati dai loro genitori fino a quando non entravano nel sistema scolastico pubblico.
Levine (35) trova che il rendimento scolastico dei bambini con basso orientamento al compito è determinato soprattutto dalle qualità educative di genitori e insegnanti. Purtroppo solo pochi ricercatori hanno studiato gli effetti dell’ambiente sull’ADHD. Alcuni hanno cercato di capire come le difficoltà sociali di una istituzionalizzazione precoce si associano a comportamento inattento e impulsivo (36).
Taylor (37) dimostra che relazioni affettive primarie negative sono fortemente associate con un comportamento iperattivo; Biederman e coll. (38) che conflitti cronici, coesione familiare ridotta, psicopatologia familiare, psicopatologia materna, sono più frequenti nelle famiglie con ADHD che nelle famiglie controllo; Scahill e coll. (39) correlano stress psicosociali a forme severe di ADHD. E in ogni caso la tipologia di ambiente educativo determina fortemente il ricorso all’intervento terapeutico o meno in caso di diagnosi di ADHD.
In sintesi anche nella sindrome ADHD, come nelle altre forme di disadattamento emotivo e comportamentale, ci sono forti evidenze della grande influenza ambientale sull’evoluzione a distanza del destino dei bambini.