I principi esposti nella sezione “aspetti scientifici” relativamente alla definizione delle malattie e alla loro catalogazione non possono essere completamente applicati in ambito psichiatrico: vari autori hanno infatti contestato ampiamente la validità del termine “malattia mentale” (61).
E’ bene ricordare che la psichiatria è tuttavia divisa al suo stesso interno in varie correnti di pensiero (biologica, psicologica, sociale, bio-psico-sociale o eclettica, etc.) e che la corrente biologica, affermatasi ad esempio negli USA, è solo una tra le molte (62).
I sostenitori della psichiatria biologica tendono quindi a dimostrare che le malattie mentali sono “malattie organiche”, esattamente come tutte le altre.
A tal fine occorrerebbero tuttavia almeno alcune prove scientifiche inequivocabili, che però non sono disponibili normalmente in psichiatria, per nessuna malattia mentale, anche perché se prove biologiche venissero evidenziate, l’eventuale entità nosologica in questione ricadrebbe nell’ambito della neurologia, in quanto alterazione organica del sistema nervoso centrale. Di qui le frequenti polemiche in letteratura tra neurologi ed una certa psichiatria.
Al fine di semplificare l’esposizione, utilizzeremo come esempio una classica entità nosologica psichiatrica: la schizofrenia.
Questo non significa ovviamente che la schizofrenia non esista come disturbo, ma semplicemente ci invita a riflettere circa l’origine organica del disturbo stesso. Nel suo libro “Insanity”, lo psichiatra professor Thomas Szasz [64], ci fornisce un ulteriore stimolo a riflettere. In medicina possiamo rilevare le seguenti situazioni:
Segni Sintomi Condizione
– – sano
+ + malato
+ – malato asintomatico
– + ipocondriaco, simulatore o malattia non determinabile
Questa chiara esemplificazione, trasportata in ambito psichiatrico non può funzionare, venendosi a creare ad esempio nella terza categoria, il caso del malato asintomatico, cioè dello schizofrenico asintomatico, che di fatto è un ossimoro.
E’ ovvio che a fronte di tale situazione ricca di evidenti contraddizioni, alcune correnti psichiatriche da secoli abbiano tentato di superare l’ostacolo, cercando di accreditare la psichiatria come scienza biologica. Da questi tentativi nacquero, sempre in relazione al contesto storico del momento, l’ipotesi dello schizococco, del virus, dell’alterazione genetica e più recentemente quella dello squilibrio biochimico dei neurotrasmettitori, anch’esso in discussione all’interno della comunità medica; ipotesi dimostratesi poi false o che rimangono, appunto, semplici ipotesi, ma strenuamente difese da alcuni addetti ai lavori, psichiatri e non, secondo lo stesso identico approccio adottato ai nostri giorni con il fenomeno ADHD. Questo ancora non significa che l’ADHD non esista, ma certamente ci invita ad una grandissima prudenza.
Sempre in questa direzione viaggiano molti attuali presupposti di rilevanza clinica, fondati unicamente su fattori di correlazione. Questo è un tentativo ancor più ambizioso, cioè quello di individuare la causa o meglio l’eziologia. Sebbene tale percorso non sia di fatto necessario all’accreditamento di una teoria biologica per una patologia (non conosciamo le cause del cancro, così come quelle di molte altre malattie organiche, ma nessuno può negare che queste siano organiche, data l’evidenza dei segni e dei riscontri anatomo-patologici e clinico-strumentali), vale la pena di esaminare alcuni fattori di correlazione utilizzati su questo tema in psichiatria.