Di Giulia Silvestri – Fonte: MilanoFinanza
Ricerca. Studio Usa mostra la scarsa efficacia delle cure. Anche a lungo termine
L’iperattività e il deficit di attenzione dei bambini non trovano beneficio dalle terapie farmacologiche. I dati di uno studio statunitense a lungo termine condotto su bambini in età prescolare a cui è stata diagnosticata la sindrome da iperattività e deficit di attenzione, pubblicato su Journal of american academy of child and adolescent psychiatry, mostrano che il trattamento farmacologico precoce su bambini non ha effetti significativi sulla riduzione dei sintomi: 9 bambini su 10 continuano a manifestare il problema anche molto tempo dopo l’inizio del trattamento. «La tesi dei colleghi americani conferma che il cervello del bambino in evoluzione ha necessità di un adeguato e sano apporto alimentare, un contesto affettivo positivo e di stimoli ambientali, attenzione al clima, alla temperatura, ai campi elettromagnetici e molto altri accorgimenti più che di psicofarmaci. L’assunzione di psicofarmaci rischia di modificare il normale sviluppo del cervello fino a produrre diversi disturbi di personalità, che vengono poi classificati come altre malattie, da curare con altri psicofarmaci. Così la catena della malattia psichica si perpetua in eterno», ha spiegato Emilia Costa, professore di psichiatria e già titolare della cattedra di psichiatria dell’Università di Roma La Sapienza. Intanto all’ospedale Bambino Gesù di Roma è stato inaugurato il nuovo reparto di neuropsichiatria infantile, con stanze e ambienti senza spigoli, mobili fissati a terra e porte di sicurezza. Il nuovo reparto ha ottenuto il riconoscimento d’idoneità dalla Joint Commission International, organizzazione incaricata di valutare gli standard di qualità e sicurezza in ambito ospedaliero.