Usa, bambini autistici «curati» con psicofarmaci ma non esistono prove della loro efficacia

giù le mani dai bambini news

Di Laura Cuppini – Fonte: Corriere della Sera

LA DENUNCIA DI UNO STUDIO AMERICANO

Bonati (Mario Negri): «In Italia il 17% riceve queste terapie. Siamo lontani da un uso razionale dei farmaci nei bambini»

Negli Stati Uniti la maggior parte dei bambini autistici, il 64%, è in terapia con farmaci psicotropi, nonostante non ci siano prove dell’efficacia di questi farmaci nella cura della malattia. Sono i risultati di uno studio americano condotto su 33.565 soggetti nati tra il 2001 e il 2009, pubblicato sulla rivista Pediatrics. Il 35% dei bambini esaminati prende simultaneamente due sostanze psicotrope, il 15% si loro almeno tre. Si tratta di sostanze chimiche che agiscono sul sistema nervoso centrale, i cui effetti collaterali possono comportare alterazioni nella percezione, nel comportamento e nell’umore.

IN ITALIA IL 17% – In Italia per fortuna la situazione è un po’ diversa, e lo spiega Maurizio Bonati, responsabile del dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. «Negli Stati Uniti la stima della prevalenza dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti è 4 volte superiore che in Italia (90 vs 20 ogni 10mila bambini) – spiega -. In Italia i bambini autistici dovrebbero essere circa 20mila, sebbene i criteri diagnostici varino notevolmente. Diversamente dagli Stati Uniti, solo il 17% di loro è in terapia cronica con psicofarmaci, in particolare con il risperidone».

ANCHE BAMBINI PICCOLI – Secondo lo studio americano, i soggetti autistici oltre gli 11 anni sono i più curati con tali farmaci, ma sono significativi anche i livelli di somministrazione a bambini più piccoli: il 33% dei minori di età compresa tra i 2 e i 10 anni e il 10 % di quelli con un anno o meno vengono trattati con psicofarmaci. Inoltre, secondo i ricercatori, la percentuale di bambini sottoposti a trattamenti farmacologici è molto alta anche tra coloro a cui sono stati riscontrati altri disturbi gravi come le vertigini, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’ansia, il disturbo bipolare o la depressione. «Al contrario, in Italia la prescrizione di psicofarmaci in età prescolare rappresenta una rarità – prosegue Bonati -. Inoltre, va detto che, indipendentemente dall’indicazione terapeutica, l’uso degli psicofarmaci (in particolare gli antidepressivi che rappresentano la classe più utilizzata) sono prescritti in Italia 10 volte meno che negli Stati Uniti».

NESSUNA PROVA – Il problema è quello dell’efficacia di tali terapie. Gli autori dello studio, ricercatori dell’Università di Drexel a Philadelphia, affermano: «Esistono poche prove di efficacia e adeguatezza del trattamento dell’autismo con i farmaci psicotropi, eppure questi farmaci vengono utilizzati come standard, somministrati sia separatamente che combinati». Non solo: gli studiosi americani si sono concentrati sui soggetti autistici, ma – sottolinea Bonati – «l’uso inappropriato di queste terapie riguarda in generale gran parte dei disturbi psichiatrici dell’età evolutiva». Un problema molto serio, perché per esempio l’autismo – come sanno bene i genitori di questi bambini – non ha cura. «L’efficacia del trattamento psicofarmacologico dell’autismo non è curativa (e non potrebbe esserlo essendo una sindrome), ma prevalentemente sintomatologica e di scarsa efficacia nel tempo» chiarisce Bonati.

RISPERIDONE – Recentemente però la Food and Drug Administration ha approvato due farmaci, tra cui il risperidone, per il trattamento dell’irritabilità che spesso si associa a disturbi dello spettro autistico. «Le evidenze scientifiche supportano l’utilizzo del risperidone nel trattamento a breve termine (non in quello cronico) di problemi comportamentali quali irritabilità, ritiro sociale, iperattività e comportamenti stereotipati in bambini con disturbi dello spettro autistico – chiarisce ancora Bonati -. La licenza pediatrica ne consente l’uso a partire dai 5 anni d’età. Indipendentemente dall’età, ma in particolare durante lo sviluppo, alcuni eventi avversi quali l’aumento di peso e l’aumento dei livelli di prolattina ematica devono essere attentamente monitorati». In generale e indipendentemente dall’autismo, conclude l’esperto del Mario Negri, «tutti i farmaci e in particolare gli psicofarmaci dovrebbero essere prescritti in modo appropriato. L’utilizzo razionale dei farmaci è un bisogno ancora largamente inevaso per la popolazione pediatrica».

TRATTAMENTI DANNOSI – Un allarme condiviso daStefano Vicari, primario di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambino Gesù, che pochi giorni fa, proprio parlando dei trattamenti cui vengono sottoposti in Italia i bambini autistici, ha dichiarato: «Il Servizio sanitario nazionale e le regioni continuano a rimborsare trattamenti per l’autismo su cui non vi sono evidenze scientifiche, mentre sono poche le Regioni che passano quelli raccomandati dalle linee guida dell’Istituto superiore di sanità. Ho notizie di Asl – ha aggiunto – che continuano a rimborsare trattamenti come la camera iperbarica, che sono dannosi, o inutili e inefficaci come la logopedia, la psicomotricità, le diete restrittive, la pet therapy, i massaggi cranio-sacrali. Le linee guida dell’Iss sono uno strumento di garanzia per tutti i genitori e dovrebbero essere la base per i trattamenti riconosciuti dal Ssn». I trattamenti più efficaci, secondo Vicari, «sono quelli cognitivo-comportamentali: il Teach, l’Aba (Applied Behavior analisys), l’Early Start Denver Mode. Attualmente, che io sappia, c’è il Veneto che eroga un assegno mensile alle famiglie per scegliere il trattamento che vogliono, la Sicilia che ha destinato una quota del proprio budget per l’autismo, e la Toscana a favore dell’Aba. A Roma e Salerno abbiamo avviato il progetto “Una breccia nel muro” per erogare il trattamento Aba, in parte sostenuto dalla nostra associazione con la raccolta fondi, in parte dalle famiglie».

DISEGNI DI LEGGE – Di autismo ci su occupa anche nei palazzi della politica, dove è in discussione un disegno di legge che ha l’obiettivo di fornire nuove linee guida per la malattia. Prevede sostegno psicologico alla famiglia, insegnanti professionalizzati e costanza nella didattica, progetti terapeutici integrati e individualizzati, rafforzamento della diagnosi precoce. Manuela Serra, esponente dei 5 Stelle e promotrice dell’iniziativa, ha spiegato: «Ci sono piccole eccellenze e isole felici nel nostro Paese, ma mi è capitato di ascoltare dalla Sicilia a Roma storie angoscianti di genitori che non sanno a chi rivolgersi. Dobbiamo porre rimedio a tutto questo». Serena Polinari, dell’Istituto di Ortofonologia di Roma, spiega: «È fondamentale offrire un sostegno ai genitori in uno spazio singolo e di gruppo per elaborare insieme la diagnosi. Importante è garantire una terapia domiciliare che attivi nella famiglia la sintonizzazione emotiva. Osserviamo inoltre i bambini nel contesto classe per lavorare con le insegnanti e rafforzare l’integrazione sociale. Non dimentichiamoci infine di tutte le altre attività, dalla pet therapy alla terapia in acqua, utili a rompere la ripetitività ossessiva tipica del disturbo».

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