Una lettera ricevuta in redazione da un nostro lettore: quanto pesa l’ascolto (e il poter e saper ascoltare correttamente, anche da parte
del bambino!) nella definizione delle strategie terapeutiche per i bimbi iperattivi e distratti?
Gentili tutti, mi è capitato di leggere un breve ma chiaro volumetto dedicato al metodo Tomatis e poi di approfondire l’argomento. Alfred Tomatis è stato un otorinolaringoiatra francese (1920-2001) che esplorò e scoprì funzioni dell’orecchio impensabili fino a quel momento. Fondamentalmente le sue scoperte ruotano su questi cardini: l’orecchio è un organo di ricarica del sistema nervoso in quanto i toni acuti ricaricano mentre i suoni gravi disperdono energia; la voce emette le frequenze che l’orecchio percepisce poiché esso oltre che sentire, ascolta; orecchio destro e orecchio sinistro non vengono utilizzati allo stesso modo: il destro è analitico il sinistro è immersivo; il linguaggio e la stabilità psico emotiva del nascituro partono già in grembo materno quando sente la voce della madre filtrata dal liquido amniotico; a lingue diverse corrispondono posture e condotte motorie diverse.
Ma per quel che riguarda la disattenzione nei bambini mi hanno colpito alcuni passi delle sue ricerche: i suoni acuti danno al bimbo un buon livello di attenzione e presenza mentre i suoni gravi possono essere causa di iperattività. Infatti nei test di ascolto di bambini iperattivi si riscontra una percezione esagerata delle frequenze gravi con fastidiosa iperstimolazione vestibolare e pressante bisogno di muoversi. Inoltre i bambini con difficoltà scolastiche e disattenzione hanno evidenziato alcuni fattori comuni: chiusura all’ascolto di frequenze acute, distorsione delle frequenze nella banda della lingua materna, lateralità di ascolto.
Interessantissime anche le applicazioni del metodo, in particolar modo l’uso della musica di Mozart ricca in particolare di frequenze acute (Mozart ha composto da bambino) che stimolano l’apertura all’ascolto e dei canti gregoriani che aprono la respirazione rallentando i ritmi corporei e instaurando uno stato di rilassamento. L’orecchio è valorizzato e riconosciuto come collegamento tra coscienza, persona e ambiente, con il buon ascolto si valorizza la voce, ci si libera da influenze stereotipate, si armonizza la corporalità. Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di verificare frequentemente nell’ascolto di persone sofferenti quanto fosse utile ascoltare piuttosto che sentire. Ma l’ascolto impone più tempo e dedizione.
Ora, studiando le esperienze di Tomatis mi rendo conto che usiamo male le nostre orecchie e probabilmente i nostri figli, esagitati o meno, cercano solo di rimediare all’errore. Personalmente sto tentando di mettere a frutto queste esperienze, con me stesso e con i piccoli. Già nel campo dell’educazione ci si è resi conto di quanto influisca – per esempio – la corretta “visione” da parte del bambino che risulta disadattato socialmente. Ora è tempo di pensare anche all’udito.
Con queste poche righe spero di essere di stimolo a professionisti più preparati di me nell’intraprendere senza timori nuove forme di recupero di disagi, specialmente nei più piccoli, che altro non sono che specchi delle incoerenze del nostro vivere moderno, che certo non necessitano di medicamenti industriali ma di cure: sostantivo questo che anche nei dizionari trova come primi significati “attenzione”, “riguardo”, “preoccupazione”, “pensiero attento e costante”, e solo tra gli ultimi “rimedio”, “antidoto”, “medicina”, “trattamento”. Per completezza dovuta, una bibliografia sull’argomento sarebbe vastissima e mi permetto, quindi, di indicare solamente il sito sul metodo Tomatis: www.tomatis.it
Buon lavoro a tutti e… giù le mani dai bambini!
Alessandro Affabris