Buongiorno, ringrazio Alfredo Pierotti per l’invito, gli operatori dell’Associazione Scuola 2000, e anche le autorità cittadine che ci ospitano. Mi chiamo Luca Poma, di professione giornalista, e come volontario portavoce del Comitato “Giù le Mani dai Bambini”….Inizierei facendovi vedere un breve video, piuttosto provocatorio, sul tema delle “scorciatoie” a volte utilizzate dai genitori per “domare” bambini troppo irrequieti. Il video è stato prodotto dal regista pubblicitario Max Judica Cordiglia.
“Giù le Mani dai Bambini” è il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia, la nostra attività è nata in maniera piuttosto curiosa: nell’ottobre del 2003, un gruppo di medici discutevano del più e del meno a un pranzo di lavoro, ed uno di essi riferiva – di ritorno da un ciclo di conferenze in America – della preoccupante emergenza sanitaria relativa alla disinvolta somministrazione di psicofarmaci in USA: è bene ricordare come oltreoceano abbiano superato l’impressionante numero di 14 milioni i bambini in terapia con psicofarmaci per il controllo delle più svariate sindromi del comportamento, dal miglioramento delle performance scolastiche, al controllo dell’iperattività sui banchi di scuola, alle lievi depressioni adolescenziali, etc.
Pensammo quindi di provare a fare qualcosa in Italia, per evitare che questa follia della somministrazione disinvolta di prodotti psicoattivi ai minori non prendesse piede anche da noi. Inizialmente con dei volantini prodotti “in casa” e fotocopiati a colori in qualche centinaio di copie, che vennero distribuiti in ospedale, alle Molinette di Torino, e agli insegnanti in qualche scuola, per verificare la reazione e l’indice di gradimento sul tema.
Poi la campagna è letteralmente sfuggita di mano a noi stessi promotori: il Comitato si è progressivamente allargato, ad oggi “Giù le Mani dai Bambini”® consorzia più di trecento fra associazioni, sindacati, organizzazioni mediche, ASL, Università, Ordini degli Psicologi, Ordini dei medici etc. Il nostro Comitato scientifico ha trentotto membri, tutti esperti e specialisti di fama internazionale. Il portale www.giulemanidaibambini in questo si rivela una risorsa preziosa: oltre 20 milioni di accessi in otto anni di presenza on-line ne fanno il più consultato in Italia su questi argomenti.
Il messaggio di questa organizzazione – che non è solo un “movimento d’opinione” bensì anche una realtà in grado di produrre documenti scientifici di assoluta qualità – è semplice:
Sarebbe interessante, come abbiamo proposto anche ad AIFA e ISS, paragonare i vari modelli in uso in Europa ed oltre. Perché vedete: quando iniziammo questa battagli, non pochi psichiatri e neuropsichiatri dissero a gran voce: “Sono preoccupazioni inutili, è un problema solo Americano…”.
Ebbene tanto, è un problema solo americano che in Germania, paese geograficamente e culturalmente vicino all’Italia, un mese fa sono stati rilasciati i dati dei bambini diagnosticati iperattivi e probabilmente destinati quindi a terapie farmacologiche: 750.000 bambini. Eccoli, i figli di un mondo malato.
Nella vicina Francia il dodici per cento dei bimbi inizia la scuola elementare avendo già assunto una pastiglia di psicofarmaco. Ecco altri figli di un mondo malato, il mondo di noi adulti, delle nostre performance asfissianti, del nostro poco tempo, del nostro sistema “tutto o bianco o tutto nero”, senza sfumature di grigio, delle nostre categorie, che ci portano a classificare come patologica qualunque variazione di temperamento e di comportamento che esca poco poco dal perimetro di quella che noi consideriamo “normalità”…
In Italia, le stime del progetto “Prisma” prevedevano quasi 1 milione di bambini probabili “malati di mente” e potenziali destinatari di “terapie” a base di psicofarmaci nel tentativo di sedare i loro disagi.
Reputiamo però del tutto inutile promuovere ideologicamente una battaglia contro il farmaco o contro i produttori: il nostro lavoro è invece orientato a ottenere un consenso davvero informato da parte delle famiglie, e ci preme ricordare diversi casi – a noi riportati da genitori che hanno vissuto questa esperienza in presa diretta, in varie regioni italiane – i cui i moduli di consenso informato per la somministrazione di psicofarmaci al proprio figlio vengono fatti firmare dal medico durante la breve visita di 15 massimo 20 minuti in cui si procede alla prescrizione, senza lasciare il tempo di leggerli o esaminarli con l’aiuto di un medico di fiducia, o addirittura esponendo a voce e in termini vaghi e rassicuranti il contenuto, come se fosse un “pro forma”, una scocciatura burocratica da sbrigare in fretta, prima di passare al prossimo paziente.
Ebbene, per noi somministrare una metaanfetamina a un bambino di 6 anni perché è “diverso”, perché disturba, perché studia poco, non è un mero adempimento burocratico.
E’ del tutto evidente che a fronte di problemi del comportamento del proprio figlio, e messa di fronte a “nessuna alternativa”, la famiglia non può che scegliere lo psicofarmaco. Ma questo approccio a nostro avviso è fortemente lesivo del diritto alla salute del diritto alla libertà di scelta terapeutica.
E proprio sul concetto di libertà di scelta terapeutica si sono consumate battaglie, dentro e fuori la scuola. Voglio su questo tema farvi vedere un video, la storia di una famiglia che ha detto NO all’ipotesi di medicalizzare il proprio bambino “difficile”, apparentemente ingestibile a scuola. Noi li abbiamo affiancati – gratuitamente, com’è ovvio – per aiutarli a difendere i loro diritti. La battaglia è finita in Tribunale, dove questo bambino, escluso da scuola, perché il Preside non aveva trovato altra soluzione che lasciarlo a casa, scelta che neanche a dirlo viola il diritto costituzionale all’istruzione, è stato poi riammesso agli studi. Il video è tratto dalla trasmissione “Exit”, con Ilaria D’Amico, alla quale sono stato ospite quella sera.
La comunità scientifica riconosce che queste sindromi di comportamento infantile sono di origine biologica e devono essere curati con psicofarmaci, dice chi quegli stessi psicofarmaci ama prescriverli… E’ vero? Non penso…
Massimo Di Giannantonio, Ordinario di Psichiatria all’Università di Chieti, dice “…si fa presto a dire ADHD. E ancora, è proprio vero che tutti i bambini sono interessati dalla sindrome ADHD? E, aggiungo: esiste la sindrome da ADHD così come viene descritta? E come vengono eseguite queste diagnosi, con quali criteri, con quali percorsi? Fino a quando non si troverà un punto di incontro nella risposta a questi interrogativi ai bambini verranno somministrati sempre più psicofarmaci nascondendosi dietro l’alibi di una diagnosi. Un bambino trattato con psicofarmaci, sarà probabilmente un adulto medicalizzato, disturbato, stravolto”.
Agostino Pirella, Ordinario di Storia della Psichiatria dell’Università di Torino: “…queste diagnosi vengono perfezionate indipendentemente dall’ambiente, quindi si attribuisce al bambino una sofferenza ‘sradicata’ dalle sue radici sociali, e questo è un grave errore. Inoltre la diagnosi è decisamente pericolosa, perché la terapia a base di psicofarmaci genera preoccupanti effetti collaterali, senza considerare le implicazioni del dire con tale leggerezza ad un piccolo bambino di 7/8 anni ‘tu sei un malato di mente”
William Carey, Professore di Pediatria Clinica dell’Università della Pennsylvania e primario del reparto di Pediatria Comportamentale dell’Ospedale di Philadelphia: “…i questionari che vengono utilizzati per diagnosticare questi disagi dell’infanzia sono altamente soggettivi ed impressionistici. Le differenze d’esperienza, tolleranza e di stato emotivo dell’intervistatore e del bambino intervistato non vengono tenute in alcun conto, e nonostante questa vaghezza, e nonostante il fatto che le scale di valutazione utilizzate non soddisfino i criteri psicometrici di base, i sostenitori di questo approccio pretendono che questi questionari forniscano una diagnosi accurata, ma così non è, e non sarà la sola istituzione di un Registro per il monitoraggio delle somministrazioni che risolverà la questione”.
Emilia Costa, Professore Emerito di Psichiatria, fu la 1^ Cattedra di psichiatria della Sapienza di Roma: ““Parlando di disturbi del comportamento, ed in particolare di sindromi quali ad esempio il deficit di attenzione e iperattività (ADHD), siamo più che altro di fronte ad una “moda” ed a diagnosi inconsistenti e vaghe. Queste diagnosi, così come vengono oggi semplicisticamente perfezionate, non si possono e non si devono fare”
Lo dico, io che sono un giornalista? No, lo dice la 1^ Cattedra di Psichiatria della Sapienza di Roma. Varrà qualcosa?
E Agostino Pirella, psichiatra e Presidente onorario di Psichiatria Democratica, mi piace ricordare le Sue parole, avviandomi alla conclusione. Pirella, che con Basaglia collaborò, disse lapidario: “…il farmaco soffre ad essere considerato una merce come tutte le altre”.
E’ una delle frasi che ci piace di più. Perché è innanzitutto è vera. Le tecniche di marketing delle multinazionali del farmaco sono ormai le medesime utilizzate per “indurre” il consumo di telefonini, gadget vari, i-Pod, e quant’altro. Abbiamo già citato la vicina Germania… bene, non ci fermiamo all’apparenza dei numero, al balletto delle cifre. Analizziamo come si è arrivati a quei 750.000 diagnosticati. Sarà un caso, forse, che Novartis®, uno dei principali produttori di psicofarmaci per bambini al mondo, abbia negli ultimi anni distribuito proprio in Germania un opuscolo a colori, a fumetti, nel quale si sollecitava il bimbo stesso ad accettare lo psicofarmaco: bello, l’opuscolo, accattivante… il libretto spiega al bambino che se è troppo agitato ed ingestibile, ricevere la pastiglia è l’unica soluzione valida per andare di nuovo d’accordo con i compagni di classe, farsi apprezzare dagli insegnanti e riottenere la – preziosa per chiunque sia nell’età dello sviluppo – benevolenza di papà e mamma…
Più di recente, visto che il mondo, i media si evolvono… ecco un progetto di “divulgazione scientifica” online per bambini guarda caso sponsorizzato da una serie di player del mondo della salute tra cui – protagonista assoluta la Shire – incidentalmente produttrice di alcuni tra i più venduti psicofarmaci per bambini, come l’Adderal. Il progetto prevede un sito web colorato e di gradevole navigazione, popolato da veri e propri superereoi a fumetti che “spiegano” ai bambini l’origine di certe malattie mentali e come esse si curano… vi lascio immaginare le pagine dedicate all’ADHD: rassicuranti, simpatiche, e soprattutto quasi completamente prive di riferimenti ai possibili devastanti effetti collaterali di questi farmaci…
Il bambino come “soggetto diretto di marketing”, il tutto in nome di un malinteso senso della necessità di “prevenzione anticipata del disagio”…
Ecco un altro video, di un noto comico – quando ancora faceva eccellentemente solo il comico – che banalizza un po’ il problema ma ha sicuramente il grande pregio di lasciare l’allarme sull’invadenza di certe case farmaceutiche nella nostra vita di tutti i giorni, a casa e a scuola.
Ma classificare questi bambini come potologicamente malati è una forzatura utile solo a noi adulti. Una vera e propria spinta verso l’appiattimento, verso la normalizzazione del comportamento: ciò che fino a ieri era normale, magari un po’ fastidioso o difficile da gestire, oggi è patologico e comunque socialmente inaccettabile.
C’è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto ciò, perché la scuola non può essere l’anticamera dell’ASL. Dove sono le risorse per la scuola, con i suoi pedagogisti, dov’è la famiglia che si prende cura e carico del proprio figlio, dove sono gli esperti psicologi disposti a battere i pugni sul tavolo per ottenere da questo perverso sistema “fast-food” il tempo necessario per indagare a fondo il disagio e risolverlo, senza la fretta del “tutto e subito”, della pastiglia che – solo apparentemente…ed a quale prezzo? – risolve ogni problema…
E dire che le soluzioni ci sono – scientificamente testate, e non farmacologiche – come ci dimostra il video che vediamo tra poco. Più lunghe, ovvio, più difficili, impegnative, ma le uniche in grado di garantire risultati di valore a lungo termine.
Nel video abbiamo visto soluzioni basate sul buon senso. Il buon senso però latita, mentre gli interessi commerciali non latitano neppure un minuto: quando – a inizio anni 2000, dopo le numerose prese di posizione della Food and Drug Administration, che ha a più riprese denunciato il rischio di induzione al suicidio per gli adolescenti in cura con certe classi di antidepressivi – c’è stata una lieve flessione nelle prescrizioni di questi psicofarmaci, ecco la richiesta – poi approvata – all’Agenzia Europea del Farmaco di abbassare la soglia di prescrivibilità per il Prozac®, che così è diventato prescrivibile anche ai bambini di otto anni…in Europa….in Italia….non nella lontana america… Trovato il disagio, inventata la cura…possibilmente che renda.
E a decidere tutto ciò, è stata quell’agenzia Europea del Farmaco che curiosamente fino a 4 anni fa non dipendeva dalla Direzione Generale Sanità bensì dalla Direzione Generale Industria… (!) …poi se ne sono accorti e vivaddio l’hanno riposizionata.
Ecco che scenario allora è definito: interessi del marketing, con un giro d’affari su psicofarmaci e bambini che supera i 20 miliardi all’anno; qualche psichiatra compiacente, che visita in 20 minuti e prescrive psicofarmaci anche a casi di iperattività lieve; fumetti per bambini ed altri strumenti di marketing diretto sui minori; disinformazione, e ricerche scientifiche che se hanno esito negativo circa il profilo di rischio dei prodotti vengono abbandonate e chiuse in cassetto, con il risultato che sulle banche dati mediche on-line non le troverete mai… la Vostra indipendenza di cittadini che è messa a rischio…e infine, ultimo ma non ultimo, il bambino. Non una statistica, un bimbo con un nome e un cognome, perché dobbiamo smetterla di non dare i nomi alle cose: Anna, Giovanni; Lucia, Mario…ai quali verranno prescritti psicofarmaci per soddisfare il nostro desiderio di normalità, di noi adulti…
E allora, e concludo, siamo noi adulti i veri figli di un mondo malato. Grazie a Voi per l’attenzione e buon lavoro per questi giorni di congresso.
NOTA: Ulteriori informazioni sulla Campagna sociale “Giù le Mani dai Bambini”® sono reperibili sul portale www.giulemanidaibambini.org. L’adesione al Comitato, per le Associazioni e gli enti, è gratuita. Eventuali donazioni sono fiscalmente detraibili al 100%.