Da una recente ricerca multi-regionale (Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio, Puglia) che ha coinvolto oltre 5 milioni di residenti di età inferiore ai 18 anni, condotta dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano (Eur Child Adolesc Psychiatry 2016; 25: 235-245), emerge un’ampia diversità di prescrizione degli psicofarmaci in età evolutiva sia tra le Regioni italiane sia tra le singole aziende sanitarie, in termini quantitativi (il doppio delle prescrizioni in Abruzzo rispetto a quelle in Emilia Romagna) e qualitativi (ovvero non appropriati per tipo di farmaco, dosaggio, età).
Sebbene siano pochi gli psicofarmaci appropriati per l’uso in età pediatrica, in Italia 2 bambini e adolescenti ogni 1.000 (almeno 25.000) ricevono la prescrizione di uno psicofarmaco: molto meno che negli altri Paesi Europei dove l’impiego è sino a 10 volte maggiore come nei Paesi scandinavi, o negli Stati Uniti dove al 5-10% degli adolescenti sono prescritti psicofarmaci. La classe di farmaci maggiormente prescritta è quella degli antidepressivi (prevalenza 1‰), seguita dagli antipsicotici (0,7 ‰) e dai farmaci per l’ADHD (0,2‰). A questi dovrebbero essere aggiunti gli ansiolitici (benzodiazepine) del cui uso e prescrizione poco si sa essendo farmaci di classe C non rimborsabili.
La prevalenza di prescrizione è maggiore nei maschi sia per i farmaci per l’ADHD che per gli antipsicotici, mentre le femmine ricevono più prescrizioni di antidepressivi rispetto ai maschi, con un incremento all’aumentare dell’età sino a un picco di 8‰ nelle adolescenti di 17 anni.
Nel 77% dei casi gli psicofarmaci sono prescritti ad adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni. Sertralina (0,9‰), risperidone (0,8‰) e fluoxetina (0,3‰) sono gli psicofarmaci maggiormente prescritti in questa fascia d’età, seppur con enormi differenze territoriali: la paroxetina più prescritta in Abruzzo e Puglia che in altre regioni, la fluoxetina in Lombardia, il risperidone in Veneto, l’aripiprazolo nel Lazio, l’amitriptilina in Emilia Romagna.
Il profilo prescrittivo nel suo insieme evidenzia come si ricorra ancora a farmaci non autorizzati all’uso in età pediatrica (off-label) e la cui efficacia non è adeguatamente documentata. E’ il caso per esempio della paroxetina, psicofarmaco tra i più prescritti nonostante la mancanza di efficacia nel trattamento della depressione in adolescenza e che da anni i provvedimenti delle autorità regolatorie abbiano rinforzato la controindicazione all’uso in età pediatrica evidenziato agli operatori sanitari il rischio di suicidalità. O è il caso dell’amitriptilina, prescritta principalmente in una sola regione, la cui efficacia in questa fascia di età deve essere ancora documentata con studi appropriati.
La maggioranza delle prescrizioni di psicofarmaci in età evolutiva avviene senza alcuna visita presso un’unità operativa di neuropsichiatria infantile o di psichiatria, in particolare per la prescrizione degli antidepressivi che è effettuata dal medico di medicina generale e non “suggerita” dallo specialista