Ricerca associa la patologia a un consumo eccessivo di pesce
Di: Andrea Piccoli – Fonte: italiasalute.it
Da quando rientra nella categoria dei disturbi del comportamento, l’ADHD (Disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività) fa parlare di sé impegnando i medici alla ricerca di una possibile causa scatenante.
Una recente ricerca americana si è concentrata su questo argomento segnalando un potenziale rischio legato all’esposizione al mercurio causata da un consumo eccessivo di pesce. Tuttavia, il pesce è un alimento fondamentale per tutti gli esseri umani e in particolare per le donne in dolce attesa, che mangiandolo assicurano al bambino un giusto apporto di sostanze nutritive ritenute ormai irrinunciabili come i famosi omega 3.
I ricercatori della Boston University School of Public Health hanno analizzato l’effetto che l’esposizione al metilmercurio, un tipo di mercurio organico, potrebbe provocare sui più piccoli, presentando i risultati sulla rivista Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine.
I medici statunitensi, guidati dalla dott.ssa Sharon K. Sagiv, hanno studiato i dati relativi al New Bedford Birth Cohort, che riguardavano un gruppo di bambini nati fra il 1993 e il 1998. I dati comprendevano il livello di mercurio presente nei capelli delle donne incinte e la quantità di pesce consumata durante la gravidanza, nonché il tipo di comportamento adottato dai bambini fino all’età di 8 anni.
Spiegano i ricercatori: “in questo studio di coorte prospettico sulla popolazione, i livelli di mercurio nei capelli sono stati costantemente associati con i comportamenti correlati all’ADHD, tra cui disattenzione e iperattività o impulsività. Abbiamo anche scoperto che un maggiore consumo prenatale di pesce è stato invece protettivo per questi comportamenti. In sintesi, questi risultati suggeriscono che l’esposizione al mercurio prenatale è associata a un più alto rischio di comportamenti correlati all’ADHD, e il consumo di pesce durante la gravidanza è associato a un minor rischio di questi stessi comportamenti. Tuttavia, anche una singola stima per la combinazione di questi effetti benefici contro gli effetti dannosi nei confronti del consumo di pesce non è possibile con questi dati – sottolineano infatti i ricercatori –. Questi risultati sono coerenti con una crescente letteratura che mostra il rischio di esposizione al mercurio e i benefici del consumo materno di pesce sullo sviluppo del cervello del feto, e sono importanti per le raccomandazioni dietetiche per le donne incinte”.
Non ci sono quindi indicazioni certe su quale sia il livello di consumo adeguato. Non è la prima volta che il tipo di alimentazione viene messo sotto accusa per spiegare, almeno in parte, l’insorgenza dell’ADHD. In passato, una ricerca dell’Università della California aveva supposto un’influenza negativa esercitata dal latte di soia.
”Il manganese contenuto in grandi quantità nel latte di soia – spiega il pediatra Francis Crinella dalle pagine di ‘Neuro Toxicology’ – è legato all’insorgenza di problemi di comportamento tipici della sindrome ADHD”.
Il latte di soia, infatti, contiene il minerale in quantità 80 volte superiore rispetto al latte materno.
Il manganese è un componente essenziale per la vita, perché permette alle cellule di immagazzinare energia. Ma se viene assimilato in quantità elevate, spiega Crinella, produce una sindrome chiamata “manganismo”, con tremori simili al Parkinson o comportamenti violenti e spasmodici. ”Inoltre – continua l’esperto – troppo manganese abbassa i livelli del neurotrasmettitore dopamina in quelle aree cerebrali che sono destinate alla risoluzione dei problemi”. Cioè ”nelle zone deputate alle ‘funzioni esecutive’, che vanno in tilt quando si soffre di iperattività e deficit di attenzione”. Ora, conclude il pediatra, ”rimane da verificare se la somministrazione di latte di soia nella prima infanzia sia legata alla sindrome da iperattività in modo permanente o se questa sindrome regredisce con il tempo”.
Da quando rientra nella categoria dei disturbi del comportamento, l’ADHD (Disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività) fa parlare di sé impegnando i medici alla ricerca di una possibile causa scatenante.
Una recente ricerca americana si è concentrata su questo argomento segnalando un potenziale rischio legato all’esposizione al mercurio causata da un consumo eccessivo di pesce. Tuttavia, il pesce è un alimento fondamentale per tutti gli esseri umani e in particolare per le donne in dolce attesa, che mangiandolo assicurano al bambino un giusto apporto di sostanze nutritive ritenute ormai irrinunciabili come i famosi omega 3.
I ricercatori della Boston University School of Public Health hanno analizzato l’effetto che l’esposizione al metilmercurio, un tipo di mercurio organico, potrebbe provocare sui più piccoli, presentando i risultati sulla rivista Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine.
I medici statunitensi, guidati dalla dott.ssa Sharon K. Sagiv, hanno studiato i dati relativi al New Bedford Birth Cohort, che riguardavano un gruppo di bambini nati fra il 1993 e il 1998. I dati comprendevano il livello di mercurio presente nei capelli delle donne incinte e la quantità di pesce consumata durante la gravidanza, nonché il tipo di comportamento adottato dai bambini fino all’età di 8 anni.
Spiegano i ricercatori: “in questo studio di coorte prospettico sulla popolazione, i livelli di mercurio nei capelli sono stati costantemente associati con i comportamenti correlati all’ADHD, tra cui disattenzione e iperattività o impulsività. Abbiamo anche scoperto che un maggiore consumo prenatale di pesce è stato invece protettivo per questi comportamenti. In sintesi, questi risultati suggeriscono che l’esposizione al mercurio prenatale è associata a un più alto rischio di comportamenti correlati all’ADHD, e il consumo di pesce durante la gravidanza è associato a un minor rischio di questi stessi comportamenti. Tuttavia, anche una singola stima per la combinazione di questi effetti benefici contro gli effetti dannosi nei confronti del consumo di pesce non è possibile con questi dati – sottolineano infatti i ricercatori –. Questi risultati sono coerenti con una crescente letteratura che mostra il rischio di esposizione al mercurio e i benefici del consumo materno di pesce sullo sviluppo del cervello del feto, e sono importanti per le raccomandazioni dietetiche per le donne incinte”.
Non ci sono quindi indicazioni certe su quale sia il livello di consumo adeguato. Non è la prima volta che il tipo di alimentazione viene messo sotto accusa per spiegare, almeno in parte, l’insorgenza dell’ADHD. In passato, una ricerca dell’Università della California aveva supposto un’influenza negativa esercitata dal latte di soia.
”Il manganese contenuto in grandi quantità nel latte di soia – spiega il pediatra Francis Crinella dalle pagine di ‘Neuro Toxicology’ – è legato all’insorgenza di problemi di comportamento tipici della sindrome ADHD”.
Il latte di soia, infatti, contiene il minerale in quantità 80 volte superiore rispetto al latte materno.
Il manganese è un componente essenziale per la vita, perché permette alle cellule di immagazzinare energia. Ma se viene assimilato in quantità elevate, spiega Crinella, produce una sindrome chiamata “manganismo”, con tremori simili al Parkinson o comportamenti violenti e spasmodici. ”Inoltre – continua l’esperto – troppo manganese abbassa i livelli del neurotrasmettitore dopamina in quelle aree cerebrali che sono destinate alla risoluzione dei problemi”. Cioè ”nelle zone deputate alle ‘funzioni esecutive’, che vanno in tilt quando si soffre di iperattività e deficit di attenzione”. Ora, conclude il pediatra, ”rimane da verificare se la somministrazione di latte di soia nella prima infanzia sia legata alla sindrome da iperattività in modo permanente o se questa sindrome regredisce con il tempo”.