Di: Anais Ginori – Fonte: la Repubblica
Come diceva il Dottor Knock: «I sani sono dei malati senza saperlo». Il personaggio del testo teatrale di Jules Romains, pubblicato nel 1923, riusciva a convincere un intero villaggio di epidemie immaginarie.
La sua teoria potrebbe tornare utile ora che sta per uscire la quinta edizione del Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), ovvero la “Bibbia della psichiatria”. Utilizzato da più di mezzo secolo per la diagnosi nella pratica clinica quotidiana, il Dsm-V cataloga adesso oltre 400 disturbi psichici più o meno gravi. Non è solo la quantità che scatena polemica, ma alcune delle nuove patologie descritte con sintomi che molti di noi potrebbero riconoscere. «Metà dei francesi scopriranno di avere turbe psichiche», ironizza Patrick Landman, autore di Tristesse Business, saggio per denunciare il “disease mongering”, l’ incremento di malattie mentali attraverso il Dsm con lo scopo di favorire l’ industria farmaceutica. Lo psicanalista e psichiatra francese guida in patria la protesta degli esperti, sintetizzata con una domanda in prima pagina del Parisien qualche giorno fa: «Siamo tutti pazzi?». Nel Dsm aggiornato, in uscita il 20 maggio, compare ad esempio il disturbo di “iperfagia incontrollata” per chi mangia troppo spesso un alimento come la cioccolata. Le donne che hanno sbalzi d’ umore una volta al mese potrebbero essere affette da “disturbo disforico premestruale” mentre quelle che curano ossessivamente la propria pelle soffrono di “skinpicking”. Dal lutto agli accessi di collera, sono molte le emozioni della vita normale trasformate in nuove, presunte patologie. Al di là delle ironie, il dibattito aperto è serio e tocca l’ eterna rivalità tra un approccio comportamentalista, prediletto dall’Associazione americana di psichiatria che cura il Dsm, e quello ispirato alla terapia psicanalitica, seguito per esempio in Francia. Molti esperti riconoscono l’ utilità del manuale che è stato pubblicato la prima volta nel 1952 (allora c’ erano solo 60 patologie) e nei decenni successivi ha avuto il merito di coniare una terminologia condivisa, seguendo le evoluzioni della società: nel 1973 fu finalmente eliminato il riferimento all’omosessualità come patologia psichica. L’ elaborazione della quinta edizione è il frutto di un lungo scambio di opinioni nella comunità scientifica. È stata introdotta la dipendenza psicologica non legata a sostanze, come il gioco d’ azzardo. Durante la stesura del manuale si è discusso anche della dipendenza da sesso e Internet, citati però solo in appendice. Sono stati scelti criteri più selettivi per il disturbo bipolare mentre è stato inserito il “disturbo narcisistico di personalità”, escluso dalla precedente edizione. «È un manuale che permette a un medico di diagnosticare in sette minuti una sedicente depressione», commenta Maurice Corcos, autore di L’ Homme selon le Dsm. Le nouvel ordre psychiatrique. I nemici francesi del manuale statunitense denunciano l’ eccessiva semplificazione delle diagnosi, e quindi anche delle terapie. Anche negli Stati Uniti ci sono voci critiche. Lo psichiatra newyorchese Allen Frances ha contribuito alla precedente edizione del manuale per poi dissociarsi. Dopo la pubblicazione del Dsm-IV, nel 1994, sostiene infatti Frances, i casi di disturbi bipolari sono raddoppiati, mentre quelli di autismo sono stati moltiplicati per venti. In realtà, osserva lo psichiatra americano, non sono i casi ad aumentare ma le diagnosi, proprio a causa dell’ampiezza del sistema di catalogazione. Un altro “pentito” è il francese Boris Cyrulnik, che aveva partecipato alla terza edizione. Studioso del concetto di “resilienza”, lo psichiatra ora sostiene: «Non possiamo pensare di curarci solo perché qualcosa nella nostra vita va storto».