Fonte: AAM Terra Nuova
“Va disincentivato il passaggio automatico dalla diagnosi di Adhd al trattamento farmacologico”: a dirlo è Vittorio Lingiardi, professore ordinario in Psicologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma.
“Va disincentivato il passaggio automatico dalla diagnosi di Adhd al trattamento farmacologico, cercando piuttosto di approfondire i contesti familiari, scolastici e di personalità dove si sviluppano le problematiche dell’attenzione e dell’iperattività”. Così Vittorio Lingiardi, professore ordinario in Psicologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, entra nel dibattito sulla sindrome da iperattività presente nel nuovo Manuale dei disturbi mentali (Dsm 5) che ha sollevato innumerevoli critiche. “La diagnosi di disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività è molto complessa e dotata di scarsa validità. Si tratta di un disturbo difficile da diagnosticare, e diagnosticato troppo frequentemente. Tra l’altro- ha aggiunto lo psichiatra- è caratterizzato da varie componenti, ha una probabile componente genetica, ma è anche molto condizionato dal contesto ambientale”. Il professore ha sottolineato come “la concettualizzazione dell’Adhd è cambiata con le varie edizioni del Dsm, passando dalla disinibizione motoria del Dsm-II (reazione ipercinetica), al deficit di attenzione del Dsm-III (disturbo da deficit di attenzione, Add) al deficit di attenzione/iperattività del Dsm-III-R e Dsm-IV (Adhd). Che sia una diagnosi problematica che richiede un assessment molto scrupoloso- ha concluso Lingiardi- è dimostrato dai continui rimaneggiamenti che subisce e da una certa mancanza di dati univoci derivati dalla ricerca empirica applicata alla clinica”.