PSICOFARMACI AI BAMBINI: SÌ, NO, FORSE

Di Alberto Picci – Fonte: Famiglia Cristiana

A una settimana dalla Giornata dell’infanzia dell’Onu Rai 3 trasmette la docufiction “Disordini”: e Giù le mani dai bambini protesta

Dal 20 ottobre su Rai Scuola in prima serata e dal 24 ottobre su Rai 3 all’1.00 di notte va in onda la serie “Disordini”, la prima docufiction dedicata alle più frequenti malattie mentali che colpiscono oggi i ragazzi. Marta, Fabrizio, Giulio, Anna, Lucia e Paolo soffrono di anoressia, schizofrenia, sindrome di Tourette e disturbo di mancata attenzione: le loro storie sono riscritte e raccontate in prima persona dal neuropsichiatra Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Bene, sono bastate poche puntate perché la polemica scoppiasse fino ad approdare in Parlamento e in Commissione Vigilanza Rai in virtù dell’interrogazione avanzata degli onorevoli Bruno Molea e Paola Binetti. Le premesse del programma, infatti, pur lodevoli, a quanto pare sono state deluse: a viziare il progetto fin dalle fondamenta, un’equivoca ed equivocabile inesattezza di fondo come rilevato dal più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica, Giù le mani dai bambini.

L’organizzazione ha infatti voluto rivolgere una lettera aperta la direttore generale Rai Luigi Gubitosi attraverso le parole del portavoce Luca Poma: « L’intera sceneggiatura della Fiction è condizionata dal fatto che il medico consulente RAI si riconosce unicamente nella teoria dell’origine organica e genetica dei disturbi di comportamento, al punto da suggerire fin troppo spesso come terapia di prima linea il trattamento farmacologico per la presa in carico dei problemi dei suoi assistiti. In definitiva, il programma si traduce – inconsapevolmente o no resta da stabilirlo – in una promozione indiretta per l’uso di psicofarmaci in età evolutiva, con buona pace dell’indipendenza che il Servizio pubblico radio-televisivo dovrebbe avere dagli interessi – enormi – del marketing delle multinazionali del farmaco in Italia, un paese che – è bene ricordarlo – è il 5° mercato farmaceutico al mondo. Non esiste alcun accordo all’interno della comunità scientifica internazionale sul fatto che le variazioni di temperamento dei bambini o le difficoltà di comportamento o di inserimento a scuola degli adolescenti derivino da problemi di carattere organico, ne tantomeno che gli psicofarmaci siano una soluzione efficace, anzi, molte delle ricerche che vengono abitualmente citate a conforto della necessità di somministrare psicofarmaci ai minori come prima soluzione al loro disagio sono di scarsa qualità e con prove di grave pregiudizio editoriale, ed è davvero discutibile che in un programma del Servizio Pubblico Radiotelevisivo questo venga invece presentato come l’unico punto di vista esistente, con il rischio gravissimo – conclude Poma – di indurre convincimenti del tutto falsi tra i telespettatori RAI e tra le famiglie, e di favorire quindi un business – quello della vendita di psicofarmaci ai più piccoli – da oltre 20 miliardi di Euro all’anno».

Sulla polemica è intervenuto anche Federico Bianchi di Castelbianco, noto psicoterapeuta dell’età evolutiva: «La trasmissione pare giustificata dal presunto aumento di malattia mentale nel 20% dei soggetti in età evolutiva, da curare – secondo la DocuFiction – primariamente con  psicofarmaci, più che essere affrontata in relazione ai problemi legati all’ambiente. Un adolescente sano può presentare manifestazioni che possano essere male interpretate, molto spesso sono solo segni di ribellione o di rabbia, di certo non si possono formulare diagnosi superficiali basandosi magari su questionari rivolti agli insegnanti. Non ripetiamo ciò che è accaduto nella vicina Germania, dove si è passati dalla somministrazione nel 1993 di circa 30 chili di psicofarmaci ai bambini, ai 1.870 chili nel 2011, e  ricordiamoci che negli Stati Uniti sono state condannate case farmaceutiche e famosi accademici per aver ammesso di aver ricevuto milioni di dollari dai produttori, e anche il padre scientifico dell’ADHD (la sindrome dei bambini agitati e distratti) Leon Eisemberg ha confessato che essa è nient’altro che una malattia fittizia».

Come detto, la discussione è arrivata in Parlamento, con un’interrogazione dell’On. Paola Binetti al Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin e al Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, depositata anche in Commissione Vigilanza RAI, della quale l’On. Molea è Segretario. L’On. Binetti, neuropsichiatra infantile, forte delle sue competenze specialistiche, è intervenuta nel merito: «È eclatante ad esempio la puntata della Fiction dedicata all’iperattività e deficit di attenzione, dove già dai primi incontri con la famiglia il medico prescrive potenti metanfetamine a un ragazzino con problemi di comportamento e di resa scolastica, insistendo a più riprese con la famiglia affinchè somministri lo psicofarmaco. Non si tratta qui di demonizzare l’uso di farmaci psicoattivi, ma di comprendere una volta per tutte che i problemi dei minori e dei bambini in particolare possono avere molte cause, anche afferenti l’ambiente e il sistema educativo, e che lo psicofarmaco non dovrebbe mai essere la disinvolta soluzione per risolvere in prima battuta un disagio comportamentale. La più autorevole rivista medico-scientifica del mondo, il British Medical Journal, ha pubblicato pochi giorni fa un importante editoriale nel quale denuncia i rischi di ipermedicalizzazione dei problemi di comportamento dei minori, mettendo in guardia dal pericoloso incremento nell’uso di psicofarmaci su bambini e adolescenti, e la RAI invece in qualche modo lo favorisce? Stupisce chi è investito dell’importante missione istituzionale di “fare cultura” nel nostro Paese faccia propria in modo acritico la tesi che caldeggia l’uso disinvolto di psicofarmaci sui minori». E ancora, continua la Binetti «la RAI è chiamata a garantire – su temi così delicati come la salute dell’infanzia – un’informazione realmente obiettiva alla cittadinanza, nonché di assumere iniziative per dare voce a quella significativa parte della comunità scientifica che non si riconosce nell’approccio biochimico al comportamento dell’infanzia e che invoca giustamente maggiore prudenza nella veicolazione di messaggi televisivi che possono stimolare la disinvolta somministrazione di psicofarmaci ai minori».

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