Di JOSEPH E. STIGLITZ – Traduzione di Emilia Benghi per La Repubblica
Ogni anno milioni di persone muoiono in conseguenza di malattie in realtà curabili e evitabili grazie alla prevenzione, specialmente nei paesi poveri. In molti casi i farmaci salvavita possono essere prodotti in serie a basso costo, ma sono in vendita a prezzi proibitivi. Sono due attualmente gli ostacoli alla fruizione dei farmaci. Il primo è il prezzo, davvero elevato; o meglio, il prezzo imposto è altissimo, il costo di produzione vi concorre in minima parte. Il secondo è che la produzione dei farmaci è orientata al profitto, non al vantaggio sociale, distogliendo risorse alla produzione di farmaci essenziali alla salute. I poveri hanno pochi soldi da spenderee le industrie farmaceutiche nella situazione attuale sono poco incentivate ad orientare la ricerca verso le malattie che li affliggono. Non è una situazione obbligata. Le industrie farmaceutiche giustificano il prezzo elevato dei farmaci con la necessità di finanziarne la ricerca e lo sviluppo. Ma, negli Stati Uniti, è il governo a finanziare gran parte della ricerca e dello sviluppo in campo sanitario e questo in via diretta, tramite istituzioni pubbliche, come gli Istituti nazionali di salute e la Fondazione scientifica nazionale. E indirettamente, grazie alla vendita di farmaci in seno ai programmi Medicare e Medicaid. Persino la quota non coperta dal finanziamento pubblico non rientra nel mercato normale, in quanto gran parte degli acquisti di farmaci su ricetta sono rimborsati dall’ assicurazione privata dell’ acquirente. Il governo finanzia la ricerca sanitaria perché considerai farmaci un bene pubblico ed ha interessea migliorarne l’ efficacia, per bloccare le epidemie e limitare l’ onere economico ed umano che la diffusione delle malattie comporta. A questo fine è necessario condividerei risultati della ricerca il più ampiamente possibile e nei tempi più brevi. Thomas Jefferson paragona il sapere alla candela: se viene usata per accenderne un’ altra non perde luminosità, anzi, c’ è più luce intorno. Ma in America, e in gran parte del mondo, i prezzi dei farmaci sono tuttora esorbitanti e il sapere è distribuito col contagocce, a causa del sistema di brevetti che concede agli inventori il monopolio temporaneo sulle loro scoperte, incoraggiandoli a tesaurizzare la conoscenza per timore di avvantaggiare la concorrenza. In determinati casi il sistema attuale eroga incentivi alla ricerca, rendendo redditizia l’ innovazione, ma al contempo consente alle case farmaceutiche di gonfiare i prezzi, e gli incentivi non portano necessariamente un tornaconto sociale. Una soluzione al problema dei prezzi e degli obiettivi della ricerca è sostituire il modello attuale con un fondo finanziato dal governo che premi l’ innovazione. In questo modo i ricercatori vedranno i loro sforzi ricompensati ma non manterranno il monopolio sull’ utilizzo della loro scoperta. La concorrenza sui mercati farà si che il nuovo farmaco sia disponibile al minor prezzo possibile, non gonfiato grazie al monopolio. Un rapporto dell’ Oms (intitolato Ricerca e progresso per soddisfare le esigenze sanitarie dei paesi in via di sviluppo) raccomanda un approccio a tutto tondo, che obblighi i governi a finanziare la ricerca sui bisogni sanitari dei paesi in via di sviluppo, imponga di coordinare a livello internazionale le priorità e la crescita in campo sanitario e istituisca un osservatorio globale per monitorizzare le situazioni di maggior rischio. A fine maggio la comunità internazionale avrà l’ opportunità di iniziare ad attuare questi propositi in occasione dell’ Assemblea mondiale della sanità – un momento di speranza per la sanità pubblica di tutto il mondo. La riforma del sistema dell’ innovazione non risponde solo a criteri economici. In molti casi è questione di vita o di morte. È quindi essenziale scollegare gli incentivi per la ricerca dal prezzo dei medicinali e promuovere una maggior condivisione del sapere scientifico. Non possiamo permetterci di perdere questo treno.