Fonte: New York Post – traduzione e edit a cura della redazione di GiùleManidaiBambini Onlus
Un neurologo infantile di Chicago afferma che la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è una malattia “finta” usata per mascherare problemi meno preoccupanti e più facili da risolvere. Dr. Richard Saul riferisce che il 18% dei bambini che si sono a lui rivolti per problemi scolastici di disattenzione, chiedendo cure mediche, erano in realtà “misdiagnosticati”, e che l’ADHD non dovrebbe comparire nel DSM, il manuale diagnostico statistico dell’Associazione Psichiatrica americana. Saul riferisce al New York Post che l’ADHD non è una malattia, ma un insieme di sintomi che “costituisce una grande scusa”, come riporta nel suo libro “ADHD Does not Exist: The truth about Attention deficit and Hypeactivity Disorder”. La diagnosi è una “scorciatoia per la medicalizzazione”. Sebbene ci sia un elemento affascinante nell’ ADHD, specie per gli adulti: è intrigante l’idea di poter essere attivi in un sacco di cose contemporaneamente, invece di rimanere fissi su un unico noioso compito. Saul ha scoperto una ragazza diagnosticata ADHD che semplicemente aveva problem a scuola, perchè non riscuiva a vedere le scritte sulla lavagna, e aveva bisogno di occhiali. Un altro ragazzo diagnosticato perché si annoiava e non prestava attenzione: le attività scolastiche semplicemente non lo coinvolgevano e non lo interessavano abbastanza. Saul crede anche che spesso siano I genitori a cercare diagnosi di ADHD per “trovare un modo facile per far stare seduti e zitti i loro figli”. Secondo il medico, autismo, difficoltà utditive, sindrome di Tourette e sindrome alcolica del feto sono solo alcuni degli elementi alla base del malinteso dell’ADHD. Un team di ricercatori australiani e olandesi hanno ipotizzato una gigatesca “misdiagnosi” di ADHD, come riportato in un articol odel NYP dello scorso novembre. Secondo i ricercatori, l’amipia alea nei criteri diagnostici dell’ADHD ha portato a una crescita smisurata di utilizzo di farmaci per questa sindrome, alcuni dei quali con gravissimi effetti collaterali, dalla perdita di peso, alla epatotossicità ai pensieri suicidi. In Australia, le prescrizioni di farmaci per ADHD sono cresciute del 73% dal 2000 al 2011. Mentre si pensava che i medici stessero agendo bene, scovando un numero crescente di casi di ADHD, in realtà molti casi venivano “adattati” per rientrare ei criteri diagnostici. “I casi gravi di ADHD sono ovvi, ma in molti casi di incidenza moderata, che sono il realtà il grosso del numero di diagnosi di ADHD, le opinioni soggettive dei medici divergono”, riferisce Dr. Rae Thomas, ricercatore senior della Bond University in Australia. “il rischio quindi è di una diagnosi di ADHD guardata con scetticismo, che danneggi chi ha dei problemi seri e gravi che necessitano però di un approccio sensibile da parte di specialisti preparati nell’aiuto e nel supporto”. Eric Taylor professore amerito di psichiatria infantile e adolescenziale al King’s College di Lonra riferisce che in Regno Unito è diverso, in quanto le linee guida del NHS già consigliano consueling e trattamenti psicologici prima di passare a facili soluzioni mediche, e conclude con la frase “Probabilmente troppi pochi bambini ricevono l’aiuto che realmente necessitano” La crescita di prescrizioni psicostimolanti nel Regno Unito è più lenta che negli Stati Uniti: 4,8 per 1000 bambini, contro il 70 per 1000