Di Silvia Soligon – fonte: salute24.ilsole24ore.com
La capacità di concentrarsi ignorando le distrazioni dipende da una rete di neuroni localizzata nella corteccia prefrontale laterale del cervello. La scoperta, pubblicata sulla rivista Neuron, arriva dalla McGill University di Montréal, in Canada, potrebbe avere importanti risvolti nell’ambito del trattamento di disturbi neurologici come la sindrome da deficit di attenzione/iperattività (Adhd), l’autismo e la schizofrenia, caratterizzati da problemi nelle capacità di attenzione.
Il coinvolgimento di questo gruppo di neuroni è stato dimostrato in esperimenti che hanno coinvolto i macachi. I ricercatori hanno dapprima registrato l’attività cerebrale degli animali mentre muovevano gli occhi per seguire oggetti mostrati sullo schermo di un computer ignorando altre fonti visive di distrazione. Le informazioni così raccolte sono state inserite in un programma informatico in grado di mimare il tipo di elaborazioni effettuate dal cervello mentre si è concentrati. Questo decodificatore, spiega Julio Martinez-Trujillo, responsabile dello studio, “è riuscito a predire in modo molto affidabile e in pochi millisecondi dove i macachi stavano segretamente concentrando la loro attenzione anche prima che guardassero in quella direzione. Siamo stati anche capaci – aggiunge il ricercatore – di predire se le scimmie sarebbero state distratte a causa di qualche stimolo invasivo anche prima dell’inizio di questa distrazione”. Ma c’è di più. I ricercatori, infatti, sono riusciti a manipolare la capacità di concentrazione del computer di modificando i dati relativi all’attività nervosa inseriti nel programma, riuscendo ad aumentare l’attenzione o la distrazione.
“Ciò – aggiunge Sébastien Tremblay, primo nome dello studio – suggerisce che stiamo agendo proprio sui meccanismi responsabili della qualità della concentrazione e potrebbe gettare luce sui motivi per cui questo processo viene meno in alcuni disturbi neurologici come l’Adhd, l’autismo e la schizofrenia”. Gli ambiti di applicazione di scoperte di questo tipo potrebbero però essere anche altri, ad esempio quello delle protesi nervose, in cui è possibile far sì che individui paralizzati tornino a muovere oggetti utilizzando i comandi provenienti dai loro circuiti nervosi cerebrali.