Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Luciano Gianazza.
Il post originale è nel suo blog: http://www.lucianogianazza.it/cera-una-volta-la-famiglia
Può essere sfuggito a molti che siamo schiavi di un sistema.
Questo sistema, che opera incontrastato da diversi decenni, incontrastato per il fatto di non essere visto per quello che è, e mal compreso come progresso, sta rendendo il mondo non dissimile da un allevamento intensivo di animali per l’industria alimentare.
E’ stato creato con demoniaca astuzia, a piccoli passi, per quanto lo sviluppo ora avanzi in scala logaritmica, sempre più velocemente, di pari passo con l’inconsapevolezza e la confusione mentale che il sistema stesso crea e continua a incrementare.
Se una mattina, quando il tuo corpo si sveglia e apre gli occhi, avessi la compiacenza di aprire anche gli occhi dell’anima e osservassi con questi occhi il mondo com’è ridotto ora, diresti che l’Umanità è impazzita.
Tutto è iniziato con il creare intenzionalmente condizioni economiche che hanno reso più difficile vivere alle famiglie. Un padre non poteva più farcela a dare un sostegno che permettesse una vita dignitosa alla famiglia, e facendo credere che non vi fosse altro modo, alle madri è stato imposto di andare a lavorare fuori dalle loro case, costringendole ad abbandonare il loro ruolo primario, un dono ricevuto direttamente dalle mani della Natura.
Declassata a ingranaggio di un’economia malsana, questo nuovo ruolo è stato reso accettabile con l’artificio chiamato “emancipazione della donna”, che in realtà è una degradazione. Degradata da madre a commessa del supermercato, “donna in carriera”, “quota rosa in parlamento”, top model, sex symbol, o qualunque altra cosa che possa suggeriti la tua fantasia.
E per chi si opponeva e si oppone a questa cosiddetta emancipazione, sono state subito coniate le etichette di maschilista, sessista, antiquato, ecc. per darne un riscontro negativo, contrapposto a quello positivo e adulato di moderno, progressista, e tutto il resto.
Quando è comparsa l’Umanità sulla Terra, la famiglia è stata la sua prima istituzione.
La madre si occupava dell’educazione dei figli e il padre del mantenimento della famiglia. È per questo che la Natura ha dotato la donna di bellezza e dolcezza e l’uomo della forza.
Le immagini che compaiono sui libri della scuola primaria con il cavernicolo che si procura una compagna trascinandola per i capelli nella sua caverna sono nate dalla mente perversa di coloro che hanno scritto la “storia” inventata per far credere che l’homo sapiens dei tempi nostri sia migliore del cavernicolo.
Ovviamente convinti che l’uomo sia un mero animale senz’anima non hanno considerato che l’essenza dell’essere umano che è in noi, con tutte le sue qualità spirituali e intelligenza di livello superiore, è la stessa scintilla divina che abitava nel corpo dell’uomo primitivo e come si è manifestata in un Buddha più di 2500 anni fa, non c’è ragione di pensare che anche allora non ci fossero dei saggi che hanno consolidato la famiglia, comprendendo che senza questa istituzione l’Umanità sarebbe estinta da tempo.
L’emancipazione femminile, sempre fra virgolette, insieme alla distruzione dei valori etici, al far passare ogni forma di aberrazione per diversità e preferenze, all’invenzione di identità di generi inesistenti, al negare i ruoli naturali di padre e madre pretendendo che li si chiami genitore uno e genitore due, è uno strumento usato dal sistema per distruggere la famiglia, e ce l’ha quasi fatta, al fine di trasformare l’umanità in un allevamento intensivo globale al pari degli animali in batteria.
Certo, gli esseri umani nel corso della storia si comportati anche in maniera efferata, ma la soluzione non è la cosiddetta emancipazione femminile come è stata intesa, ma il dare supporto alla famiglia e a riscoprire la scienza dell’educazione e questa deve essere messa in atto fin dalla nascita del cucciolo d’uomo. Quella sarebbe emancipazione.
Creare movimenti, partecipare a manifestazioni di massa contro il sistema non risolve il problema, quando tali azioni sono portate avanti da persone che sono il prodotto del sistema stesso, se prima non cambiano essi stessi risvegliandosi e imparino ad educare i propri figli di conseguenza all’insegna dell’Amore, della Libertà e Conoscenza.
Purtroppo in questa era dobbiamo farlo ognuno singolarmente.
Più facile sarà per i nostri figli se lo faremo, diversamente il nostro e loro futuro sarà quello prospettato dal sistema, e i nostri figli penseranno che la vita sia mangiare, bere, lavorare, dormire e riprodursi, senza mai conoscere il suo vero scopo, la ragione per cui siamo qui su questa Terra.
È necessario fare un passo indietro, che in realtà sarebbe un passo in avanti, dando il valore primario che spetta alla famiglia, e riprendendoci il diritto di educare i propri figli, diversamente ci penserà il sistema, cosa che sta già facendo.
Nell’educare un figlio la prima regola da ricordare è che solo una persona deve educare, non tutta la famiglia. È un grande errore quando tutta la famiglia cerca di formare un bambino o di prendersene cura, perché impedisce la formazione del suo carattere. Ognuno ha la sua influenza ed ogni influenza è diversa dall’altra.
Ma il più delle volte ciò che accade è che i genitori non pensano mai che l’educazione di un bambino nella prima infanzia è una scienza. Pensano che a quell’età il bambino è una bambola, un giocattolo che ognuno può gestire e con cui giocare.
Non pensano che sia il momento più importante nella vita dell’Essere e che non ci sarà mai più un’altra opportunità che permetta all’essere di svilupparsi.
Chi dovrebbe educare il bambino il padre o la madre? La vita di un uomo dovrebbe porre tutta la sua attenzione nel suo lavoro; la madre è nata con il senso del dovere verso il suo bambino, e pertanto la madre per prima ha diritto di educarlo.
La madre può anche dare tranquillità al bambino nei primi giorni della sua vita, perché il bambino inizialmente è ancora una parte della madre, e quindi il ritmo dello spirito della madre è simile al ritmo dello spirito del bambino.
L’Essere che è arrivato viene accolto, allevato e curato dalla madre; e quindi la madre è la sua migliore amica.
Se c’è qualcosa che il padre può fare, è rendere facile questo compito alla madre. Se il bambino nella sua infanzia venisse dato interamente nelle mani del padre, ci sarebbero poche speranze che tutto vada bene, perché un uomo è un bambino per tutta la vita, e l’aiuto che è davvero necessario nella vita di un bambino è quello della madre.
Tuttavia, nel corso della vita di un bambino arriva un momento in cui è ugualmente necessaria l’influenza del padre, ma questo momento non è nella prima infanzia. Il primo Guru è la madre, il secondo Guru è il padre, e il terzo Guru è il Maestro. (Non l’insegnante di scuola della “moderna” educazione del sistema…)
La persona che si prende cura di un bambino per educarlo deve prima stabilire un rapporto di amicizia con lui.
Ci sono due modi di educare. Uno è dominando, e l’altro è diventando amici. Dominando si diminuirà la volontà della persona che si vuole dominare. Essendo amici si sostiene la sua forza di volontà, e allo stesso tempo la si aiuta a svilupparsi.
Nel primo caso si fa della persona uno schiavo; nell’altro caso si fa di quella persona un re della propria vita.
Nell’educazione di un bambino si deve ricordare che il suo potere, che significa forza di volontà, non deve essere sminuito, per quanto un bambino debba comunque essere controllato.
Ma deve essere buon controllo, inteso come controllo necessario per non uscire di strada.
Ci sono cinque diverse aree nelle un bambino deve essere educato nel primo anno:
Una volta stabilita l’amicizia con il bambino, la madre è in grado di attirare la sua attenzione e il bambino risponderà agli insegnamenti. L’amicizia è prima condizione necessaria perché la vera educazione possa avere inizio.
E l’amicizia non ha nulla a che fare con le coccole, la carota, alternate al controllo tramite dominazione, il bastone, vero o virtuale.
Nell’educazione è fondamentale portare il bambino alla comprensione del perché gli viene chiesto di fare o non fare certe azioni. L’obbedienza, richiesta in virtù del solo fatto che è il genitore che la richiede, è dominazione.